Bioliquidi
La definizione di bioliquidi è fornita in primo luogo dalla Direttiva 2009/28/CE, dove per bioliquidi si intendono i combustibili liquidi per scopi energetici diversi dal trasporto, compresi l’elettricità, il riscaldamento ed il raffreddamento, prodotti a partire dalla biomassa.
Pur esistendo esempi di produzione di energia a partire da bioetanolo o altri bioliquidi derivanti da scarti e sottoprodotti dell’industria alimentare (ad esempio i grassi animali di scarto) o della lavorazione del legno (il cosiddetto “tallolio”), generalmente i bioliquidi sono costituiti da oli vegetali ottenuti a partire da spremitura di semi e piante oleaginose (OVP), allo stato grezzo oppure raffinati, utilizzati in alternativa ai combustibili tradizionali in centrali per la produzione di energia elettrica o termica. Nonostante i bioliquidi siano potenzialmente ricavabili da un’ampia varietà di materie prime (tra le quali, a titolo di esempio, i semi di soia, palma, girasole, colza, jatropha, etc.), a oggi la filiera produttiva a cui in assoluto si fa maggiormente ricorso in ambito energetico è indubbiamente quella basata sull’impiego dell’olio di palma, per quanto una sentenza del TAR ha riconosciuto anche l’olio da cucina esausto come rientrante nella definizione di bioliquido stante il suo processo di estrazione e il suo impiego nell’alimentazione di determinati impianti.