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In vista della COP26, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) pubblica il “World Energy Outlook 2021”
L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) lo scorso 13 ottobre ha pubblicato il suo rapporto annuale, il World Energy Outlook 2021 (WEO-2021). L'edizione di quest'anno - scaricabile gratuitamente a questo link - intende essere un manuale per la Conferenza sui cambiamenti climatici COP26 di novembre. L’obiettivo è offrire ai decisori politici l’opportunità di accelerare l'azione sui cambiamenti climatici e la transizione energetica. Una nuova economia energetica sta emergendo in tutto il mondo, si diffondono tecnologie a basse emissioni di CO2. Ma con l'avvicinarsi del momento cruciale della COP26, il nuovo World Energy Outlook dell'IEA chiarisce che tale progresso verso un'energia pulita è ancora troppo lento per poter portare le emissioni globali di CO2 allo zero, evidenziando la necessità di una più forte presa di posizione da parte dei governi nazionali che saranno presenti a Glasgow.
La nuova analisi della IEA dà severi avvertimenti sulla direzione in cui si stanno muovendo le decisioni politiche odierne a livello globale. Tuttavia, lo stesso documento, offre anche una lucida analisi per orientarsi verso un percorso che avrebbe buone possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C ed evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico. Il WEO-2021 mostra che anche se le installazioni di solare ed eolico vanno sempre più rafforzandosi, il consumo mondiale di carbone sta crescendo fortemente quest'anno, spingendo le emissioni di anidride carbonica verso il loro secondo aumento annuale più elevato mai registrato nella storia.
“Lo slancio mondiale verso l'energia pulita, estremamente incoraggiante, si sta scontrando con l'ostinato ricorso ai combustibili fossili nei nostri sistemi energetici", ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell'IEA. “I governi devono risolvere questo problema durante la COP26, dando un segnale chiaro e inconfondibile del loro impegno a potenziare rapidamente le tecnologie pulite e resilienti del futuro. I benefici sociali ed economici dell'accelerazione della transizione energetica sono enormi mentre i costi dell'inazione sarebbero immensi”. Il WEO-2021 mostra chiaramente qual è la posta in gioco: cosa hanno significato per il settore energetico e per il clima gli impegni di riduzione delle emissioni assunti dai governi finora. Lo stesso documento stabilisce cosa sia necessario fare per andare oltre questi impegni annunciati, in un percorso che a livello globale raggiunga le emissioni nette pari a zero entro la metà del secolo.
Oltre allo scenario analizzato dal “Net Zero Emissions by 2050” (“Scenario Emissioni Zero Nette entro il 2050”) - documento parte del WEO-2021 e già pubblicato nel maggio scorso - il WEO-2021 esplora altri due scenari per ottenere informazioni su come il settore energetico globale potrebbe svilupparsi nei prossimi tre decenni. Lo “Stated Policies Scenario" (“Scenario delle politiche dichiarate”) rappresenta un percorso basato sulle misure energetiche e climatiche che i governi hanno effettivamente messo in atto fino a oggi, nonché sulle specifiche iniziative politiche in corso di sviluppo. L’“Announced Pledges Scenario” (“Scenario degli impegni annunciati”) traccia un percorso in cui gli impegni di emissioni nette a zero annunciati finora dai governi vengono attuati in tempo e per intero. Le differenze tra i risultati dello “Scenario degli impegni annunciati” e dello “Scenario a emissioni zero nette entro il 2050” evidenziano la necessità di impegni più ambiziosi se il mondo vuole raggiungere lo zero netto di emissione di CO2 entro la metà del secolo.
“Gli impegni odierni sul clima porterebbero solo al 20% delle riduzioni entro il 2030 delle emissioni che sono necessarie per raggiungere, a livello globale, lo zero netto entro il 2050– ha affermato il Direttore dell’IEA Fatih Birol – Raggiungere quell’obiettivo richiede investimenti in progetti e infrastrutture di energia pulita che devono essere triplicati nel prossimo decennio. Circa il 70% di tale spesa aggiuntiva deve avvenire nelle economie emergenti e in via di sviluppo, dove i finanziamenti sono scarsi e il capitale rimane fino a sette volte più costoso rispetto alle economie avanzate “.